INTERVISTA A CLAUDIO ZANONI, IAIDO
Claudio Zanoni è una leggenda dello Iaido europeo. Settimo dan, 10 volte campione europeo, oltre a insegnarlo (anche qui alla Reale) è un vero e proprio ambasciatore di questa disciplina giapponese in Europa. Lo abbiamo intervistato per #PassioniReali!
D. Ciao Claudio, puoi spiegare lo Iaido a chi non lo conosce?
R. Lo Iaido è un’arte marziale giapponese nata intorno al 1300, anche se chiaramente oggi ha perso quasi del tutto i connotati di ciò che era alla sua nascita. All’inizio si trattava, in poche parole, di simulare con la spada un combattimento predeterminato, ovvero il Kata (che si trova in tutte le arti marziali), contro un avversario immaginario. L’avversario nell’immaginazione di chi esegue porta un attacco, e quindi l’obiettivo dello Iaido è difendersi oppure anticipare questo attacco. Oggi diciamo che si è un po’persa questa concezione della difesa da un attacco, la disciplina si è evoluta nella ricerca del gesto “perfetto”. Ovviamente la perfezione non esiste, ma il continuo studio delle dodici forme moderne dello Iaido diventa una sorta di meditazione zen in movimento.
D. Come ne sei venuto a conoscenza?
R. Per caso, io praticavo judo e poi con un amico abbiamo sentito parlare di questo Iaido e quindi, ormai 23 anni fa, siamo entrati in un dojo per vedere come funzionava. Un po’ il fascino della spada o del mondo giapponese in generale, ho iniziato e non mi sono più fermato. A ripensarci è stato abbastanza casuale anche perché a quei tempi io credo che in Europa ci saranno stati qualcosa come trecento praticanti, il grado più alto in Italia credo fosse un secondo Dan, un livello molto basso.
D. È vero che il concetto di gara non esiste?
R. In realtà esiste ma è un concetto un po’ particolare, per certi versi siamo simili alle discipline occidentali, mi viene in mente ad esempio la ginnastica artistica. Non sono un esperto ma mi pare di ricordare che in ginnastica esistano esercizi definiti ed esercizi liberi, nello Iaido esistono solo esercizi definiti. La gara funziona in questo modo: chi dei due partecipanti esegue nel modo migliore questi esercizi è il vincitore, poi ovviamente ci sono risvolti differenti. Una gara dello Iaido è in tutto e per tutto un duello, e quindi devi riuscire a trasmettere qualcosa ai giudici: non solo il gesto deve essere il più possibile vicino alla perfezione, in quel momento devi riuscire a trasmettere la sensazione che in quel momento tu stai veramente combattendo, che è una delle cose più difficili in assoluto. Esistono campionati italiani ed europei, non ancora i mondiali perché la federazione giapponese lo rifiuta, però abbiamo queste due competizioni ogni anno.
D. Quanti titoli hai vinto?
R. Dieci titoli europei, e gli italiani credo di averli vinti quasi tutti! [ride]
D. È una disciplina adatta a tutti o richiede doti particolari?
R. È una disciplina secondo me adatta a tutti, tranne forse a ragazzi molto giovani. C’è una parte molto riflessiva che forse necessita di una certa età prima di essere esplorata. Io ho avuto allievi di sedici anni, e quello penso sia l’età minima. Il bello è che non c’è un’età massima, ho un allievo di Latina che credo abbia 83 anni e ha iniziato due anni fa, ed è uno spettacolo da vedere. Naturalmente conta anche avere una certa elasticità fisica, ma lo Iaido si può tranquillamente praticare fino a tarda età.
D. Quando pratichi, diresti che la tua mente è vuota oppure pensi a qualcosa in particolare o hai qualche rituale?
R. Qui c’è da fare una piccola differenziazione. La pratica si divide in due parti: lo studio e l’Embu, ovvero la dimostrazione. Quando studio la mia mente è sul gesto, non sul Kata ma sui singoli gesti predefiniti dello Iaido. Mentre quando c’è un Embu o una gara, questo pensiero non puoi avercelo, il gesto deve venire naturale. Quindi la mente, se allenata, deve essere legata all’avversario immaginario, quasi a materializzarlo per rendere il combattimento il più reale possibile.
D. Più che uno sport o una disciplina lo Iaido sembra quasi più uno stile di vita. Come si tramuta questo nella tua quotidianità?
R. Questa è una bella domanda. Molto spesso mi trovo, quando insegno, a dire ai miei allievi che lo Iaido non è l’ora che si passa in dojo, ma vita di tutti i giorni. Molto spesso prima di addormentarmi mi capita di riflettere su un gesto, su un Kata, lo eseguo mentalmente. Oppure quando sono in una sala d’attesa, o quando prima del Covid viaggiavo per lo Iaido e dovevo aspettare per molto tempo un aereo. Non è quindi soltanto l’ora che si passa in dojo, per farlo a un certo livello devi farne un atteggiamento di vita.
D. E avere questa consapevolezza ti aiuta nella vita?
R. Credo di sì, nel senso che faccio un lavoro abbastanza impegnativo e lo Iaido mi ha aiutato tantissimo dal punto di vista caratteriale. Io ero uno abbastanza impulsivo, da quando pratico mi sono reso conto di riuscire a mantenere molto di più la calma. Anche in alcune situazioni di pericolo che purtroppo capitano nella vita, con lo Iaido si è leggermente più abituati a conservare il controllo di sé stessi.
D. Questo è interessante: tu sai combattere a tutti gli effetti, ma non hai mai combattuto un duello vero e proprio.
R. Mi sono immaginato mille volte un duello vero, e sicuramente lo Iaido sarebbe un grande aiuto. Credo però che resti sempre una cosa mentale. Cioè avere un bagaglio di meditazione sul combattimento ti permette di affrontare una situazione in cui devi combattere per davvero con molta più tranquillità di quanto lo farei se non avessi mai imbracciato la spada dello Iaido.
D. Al di là dello Iaido hai altre passioni?
R. Tantissime! [ride] Purtroppo non ho molto tempo visto che l’insegnamento e gli Embu sono piuttosto ingombranti nella mia vita. Ho due cani, due Akita che amo tantissimo…
D. Ci sembra di capire ti piaccia proprio tanto il Giappone.
R. [Ride] e che amo portare in montagna, tutti i weekend liberi che ho li passo con mia moglie e loro a fare lunghe camminate in montagna. Fino a qualche anno fa mi piaceva molto la pesca ma ormai non ho più tempo, ho una passione viscerale per i bonsai e quando riesco mi piace moltissimo andare in moto.
D. C’è un fil rouge di calma e meditazione tra tutte queste passioni, a parte forse quella per la moto.
R. Assolutamente sì, io credo sia perché nel mio subconscio io ho bisogno di abbandonare il caos. E quindi facendo un lavoro caotico e pesante a livello mentale quando riesco lo fuggo, come se fosse una bolla in cui mi rifugio.
D. Qual è la situazione dello Iaido in Italia?
R. Ad oggi siamo intorno agli ottocento iscritti, un po’ di più rispetto al passato ma non tantissimi. Dopo aver fatto per tanto tempo il selezionatore della nazionale italiana, dall’anno scorso la federazione mi ha chiamato a dirigere il settore sviluppo dello Iaido. Lasciando perdere questo anno e mezzo in cui tutto è piuttosto bloccato, posso dire che è abbastanza complicato trovare degli sbocchi perché è una disciplina particolare, dove le persone devono essere molto motivate. In più non c’è la possibilità di un “vivaio”, visto che serve una certa età, soprattutto mentale, per praticarlo. I bambini magari vengono affascinati dalla spada giapponese, ma spesso resta soltanto una curiosità. Dopo aver provato negli anni a fare volantinaggio e altri generi di pubblicità adesso stiamo cercando di unire alcune arti marziali: ad esempio nell’Aikido si usano le armi e quindi abbiamo fatto alcune proposte alla federazione italiana. Sicuramente non sarà mai un’arte marziale da migliaia di persone come può essere il karate per dire, però l’interesse in realtà esiste e sta crescendo.
D. Come ti trovi alla Reale?
R. La Reale è un’altra bellissima bolla. Io ci sono arrivato con il mio vecchio gruppo di Kendo e Iaido, a un certo punto purtroppo per alcune vicissitudini questo gruppo si è sciolto, e io rimasi praticamente da solo con due allievi giovanissimi. A quei tempi ricordo andai in segreteria dicendo Siamo rimasti in tre, non so se per voi vale la pena di tenere la palestra occupata. E ricordo che mi dissero Tranquillo, continuiamo senza nessun problema. La Reale per me è una seconda casa, un posto dove ho sempre trovato persone che mi hanno accolto e accompagnato, da Nadia Rizzo a Giovanni Bosco per nominarne due. E la fiducia alla fine posso dire che è stata ripagata, oggi il corso di Iaido della Reale è uno di quelli più seguiti in Italia. E i due allievi dell’inizio ora stanno per affrontare il sesto Dan, significa che siamo anche cresciuti in qualità.
D. Tu sei settimo dan giusto?
R. Per essere ottavo devi essere giapponese! [ride] No a parte gli scherzi ci proverò, mia moglie è un settimo Dan kyoshi e fra sei anni potrà provare l’esame da ottavo, dopo il settimo infatti devi attendere dieci anni. A me ne mancano otto, e quindi fra otto anni sicuramente sarò a Kyoto a provare l’esame.
D. Quindi tua moglie è più avanti di te!
R. Certo, come sempre. Se non facesse Iaido anche lei sarebbe davvero un problema perché in situazioni normali è una disciplina che tiene impegnati davvero tanto le sere e i weekend.
D. Ok ok, ma chi è più bravo tra i due?R. Sicuramente più brava lei [ride].