Reale Società
Ginnastica di Torino

Fondata nel 1844

PASSIONI REALI

Intervista a Dora Cortigiani

Ciao Dora, tu sei un’istituzione della Reale, ci puoi raccontare di cosa ti occupi qui?

Grazie per l’istituzione [ride]. Dunque, faccio un sacco di cose. Dopo tanti anni di lavoro con il settore agonistico Gold ho deciso di rinunciarvi, perché cominciava a essere molto stressante per me. Non esistevano weekend o veri momenti di libertà, e anche dal punto di vista psicologico è davvero logorante. Mi sono quindi spostata sul settore Silver, sulla direzione dei corsi di artistica e sul lavoro di segreteria qui alla Reale. Mi piace perché i primi contatti con chiunque varchi la soglia della palestra avviene lì.

Come è iniziata la tua passione per la ginnastica?

Tutta colpa di mio padre! Io avevo sei anni quando sono arrivata qui. Mio padre era già sicuro che io avrei fatto ginnastica artistica e avrei studiato le lingue, mia sorella invece danza classica e pianoforte! All’epoca non esisteva internet, non sapevamo bene cosa scegliere, quindi mi sono lasciata guidare. E devo dire che mio padre aveva ragione. Sono entrata alla Reale quando avevo sei anni e sono ancora qui!

Era un ginnasta?

No, ma era un grandissimo amante dello sport, di tutti gli sport. Quello era il momento della Comaneci, delle fortissime ginnaste dell’est… è iniziata un po’ per gioco ma ricordo che mi piaceva moltissimo allenarmi, partecipare alle gare, vivere la palestra quotidianamente.

Nel corso della tua carriera sei stata ginnasta, allenatrice della nazionale, giudice internazionale: quale è stata l’emozione più forte che hai provato grazie a questo sport?

Ginnasta devo dire non tra le migliori. Avevo doti per qualche attrezzo ma non ho raggiunto mai grandi risultati. Da allenatrice e da giudice invece posso dire di aver fatto qualcosina in più [ride]. Per me è indimenticabile aver allenato Veronica Servente alle Olimpiadi di Barcellona del 1992, o aver partecipato come giudice alle Olimpiadi di Londra del 2012. Sono emozioni indescrivibili. Il palazzetto di Barcellona pieno di gente e personaggi famosi, un’atmosfera incredibile e caldissima. Londra invece, vent’anni dopo, era già impostata su un tipo di approccio più moderno. Ricordo il palazzetto al buio, molto freddo per l’aria condizionata, e il gioco di luci e la musica quando siamo entrati noi giurati. Quando mi sono seduta ho pensato “Cavoli speriamo di non sbagliare a dare i punteggi”.

Essere ufficiale di gara è una grossa responsabilità, ci spieghi come funziona il processo decisionale?

La giuria ha senza dubbio un potere decisionale altissimo. Io credo però si debba partire da un concetto molto semplice: l’ufficiale di gara non deve mai essere un castigatore. Non deve aspettare l’errore per punirlo e tarpare le ali alle ginnaste, al contrario, deve essere in grado di riconoscerne i punti di forza, le capacità, e valorizzarli. Il codice dei punteggi nelle gare internazionali prevede due giurie. Una che valuta l’esercizio in base agli elementi, ogni elemento ha un suo valore specifico, come i collegamenti tra i vari elementi. Questo fa sì che ogni esercizio abbia un dato valore di partenza. La seconda giuria si occupa dell’esecuzione. A questo punto non interessa più il “cosa” la ginnasta fa, ma il “come”. La somma dei due punteggi è il punteggio finale per l’esercizio.

Come si valuta un’esecuzione?

Dipende dall’esercizio. Al volteggio ad esempio bisognerà porre l’attenzione sulla potenza, sull’altezza, sull’ampiezza, sulla precisione. Nel corpo libero anche, ma qui va aggiunto un livello più “comunicativo”. Quanto è coreografica la ginnasta, quanto è armoniosa o espressiva? Ovviamente queste ultime (armoniosità espressività e comunicativa) sono cose tutto sommato soggettive, ma è anche il bello della ginnastica e soprattutto le giurie sono controllate e formate per essere le più imparziali possibili. A quanto pare stanno iniziando a fare alcuni studi sui giudici-robot, io credo venga snaturato un po’lo spirito di questo sport ma staremo a vedere.

Preferisci fare il giudice o allenare?

Tra le due… è un po’diverso. Quando alleni non dipende mai del tutto da te. Se la ginnasta al momento della gara ha una giornata no c’è davvero poco che puoi fare. Invece essere un bravo giudice dipende solo dal giudice. Questo mi piace. Allenare inoltre è davvero molto dispendioso a livello di energie, sia fisiche che mentali, arriva un momento in cui devi smettere. Quindi, tirate le somme, direi che quando si tratta di ginnastica preferisco essere parte della giuria.  

Se non avessi fatto questo nella vita cosa ti sarebbe piaciuto fare?

Io sono un amante degli animali, li adoro. Sicuramente avrei fatto il veterinario. Poi ero talmente presa da questa strada che non ci ho nemmeno mai provato, ma sono sicura che per la passione che ho per gli animali sarei stata brava. Purtroppo non sono compatibili con la ginnastica. Da allenatrice sei sempre, sempre fuori casa. E i weekend li passi a fare le gare, a volte anche all’estero. È impossibile pensare di avere anche solo un cucciolo.

Com’è la situazione attuale della ginnastica in Italia? E rispetto all’estero?

Se pensiamo al presente c’è un po’ di difficoltà dovuta al Covid e allo spostamento di un anno dei giochi olimpici La super squadra che avevamo due anni fa, medaglia di bronzo ai mondiali, ha perso inevitabilmente un po’di smalto, come d’altronde tutti gli altri atleti. In generale però, da quando ho iniziato a fare la giudice con il primo europeo del 2005, ho visto una grande escalation della ginnastica italiana. Prima era davvero difficile vedere medaglie italiane. Adesso invece si vedono vittorie europee e mondiali, e la “nazione ginnastica” sta godendo di questi risultati, abbiamo un peso maggiore sul panorama internazionale. Rispetto all’estero siamo comunque tra i primi otto al mondo. Quando ho accompagnato la squadra nazionale ai Mondiali di Indianapolis del 1991 per qualificarci alle Olimpiadi dell’anno dopo, l’obiettivo della Nazionale era giusto la qualificazione. Adesso l’obiettivo è la medaglia, è un grosso cambio di prospettiva.

L’episodio più divertente che ti è successo nel mondo della ginnastica?

Io di solito vivo in scarpe da tennis. Sono belle e sono comode no? Quando ho fatto le Olimpiadi di Londra però nel dress code era compreso un paio di scarpe eleganti con un tacco di 8 centimetri. Per me è stata una fatica tremenda tenerle tutto il giorno. Arrivati finalmente in sala giudici, dove ci si rilassa un po’ nelle pause, immediatamente le tolgo e comincio a camminare scalza. Non vado a sbattere con il mignolo contro una sedia? Risultato, dito gonfissimo e dolorante. Praticamente mi sono fatta tutta l’Olimpiade con queste scarpe tremende e un dito rotto! Oppure una volta a Barcellona ci hanno fatto fermare in mezzo alla strada come delle statuine per far passare la famiglia Reale spagnola…

E invece quali sono i tuoi sogni nel cassetto?

Restare ad alto livello nella ginnastica come giudice, vedere posti nuovi, conoscere gente nuova, divertirmi. E il giorno in cui non avrò più tutti questi impegni, sicuramente (e finalmente) mi circonderò di cuccioli!